Caro amico,
sin dai tuoi primi vagiti su questo mondo, non hai potuto scansare il fascino irresistibile del magico periodo di Natale.
Hai imparato, nel tempo, che non ha prezzo trascorrere una bella serata in compagnia dei propri cari, con il camino acceso ed il tepore che da esso ne deriva, mentre fuori nevica copiosamente. E poi, dopo cena, in un abbraccio virtuale, intonare tutti insieme canzoni che ti aprono il cuore e ti fanno sentire una persona migliore, alla luce di uno splendido, scintillante albero di Natale.
LO SCENARIO
Ok, lo so, lo scenario non è sempre quello descritto, innanzitutto perché qui a Catania, nove volte su dieci, fuori ci sono 18 gradi e ti ritrovi a maneggiare renne e pupazzi di neve di peluche in maniche di camicia, cantando White Christmas mentre aspetto che al bar ti servano la granita.
Ma se anche dovesse esserci realmente freddo e volessi prenderti la briga di accendere il camino per creare l’atmosfera, dovresti aspettarti quantomeno che questo improvvisamente -indispettito per essere stato utilizzato l’ultima volta diversi lustri prima, ovvero quando fu realizzato insieme alla casa – decida di non “tirare”: in meno di venti secondi questo ti trasformerà la casa in una via di mezzo fra la Liverpool della prima rivoluzione industriale e la Pechino dei giorni nostri.
Inoltre, la “famiglia riunita per le feste” si ridurrà alla presenza della zia Filomena, 67 anni suonati, “schetta“, ma soprattutto “bizzocca” (anche se lei preferisce definirsi “single per scelta”), che si è praticamente trasferita a casa tua (o meglio, sul divano davanti la tv) con le amiche di sempre Santa e Venerina (fossero nate maschi, come li avrebbero chiamati? Palazzolo e Acreide?) per passare insieme il giorno di Natale («ma si… magari stiamo qualche giorno in più…» e si sono presentate il 4 Dicembre);
I canti di Natale si traducono poi nello sfogo dei tuoi due figli, stonati come campane in caduta libera lunga un dirupo accidentato, che cantano pezzi di Marilyn Manson con l’accompagnamento neomelodico di un loro amico munito per l’occasione di trombe bitonali.
STORIA E LEGGENDA
Ma l’albero, almeno lui, sarà comunque presente. Con buona pace delle radici e della tradizione, ha ormai vinto l’eterna lotta con il presepe per il ruolo di principale, a volte unica, attrazione natalizia della casa.
La provenienza della tradizione dell’albero di Natale è tuttora oggetto di dibattito: si va dalla volontà di evocare l’Albero della Vita, sempreverde nonostante il susseguirsi delle stagioni, all’antico rito pagano di bruciare – con le luci e gli addobbi che simboleggiano le scintille del fuoco -, l’albero più bello e grosso della foresta per propiziare la nuova annata (rito talmente in voga fra gli allevatori ai confini della foresta amazzonica, da diventare quasi quotidiano).
Le ricerche su internet poi offrono sempre nuovi spunti di riflessione, ad esempio dalla Germania giungono storie come questa: “C’era una volta, nel bel mezzo della Foresta nera, un povero bambino che vagava solitario. Una tormenta di neve lo colse impreparato e lui si ritrovò intirizzito a doversi riparare alla base di un grande albero verde che, inteneritosi, lo avvolse con i suoi rami e lo riscaldò per tutta la notte; il verde albero ricoperto di neve, al sorgere del sole sembrò emanare luci di mille colori.”
Ovviamente, però, il sito in questione non spiega cosa accidenti ci facesse un bimbo da solo, di notte, in una foresta (probabilmente i suoi genitori, emuli del padre di Hansel e Gretel, saranno già stati incriminati per abbandono di minore), né si accenna al perché si fosse addentrato in essa privo dell’adeguato equipaggiamento né, infine, di come mai uno degli alberi viventi del Signore degli Anelli – Le due torri, dopo un lungo percorso di redenzione, pentimento e rieducazione alla socialità, si fosse interessato alla sorte del bimbo (anche se, in effetti, non è detto che il bimbo sia effettivamente arrivato al mattino dopo).
LA PREPARAZIONE
Quel che è certo, è che fare un bell’albero di Natale non è più un gioco da ragazzi. Se vorrai eseguire un lavoro a regola d’arte, ti saranno richieste diverse competenze multidisciplinari, ad esempio: conoscenze di base di ingegneria edile ed architettura, che dopo ore ed ore di lavoro, non riuscirai a capacitarti di come penderà decisamente da una parte e non varrà a nulla provare ad argomentare che l’errore dipende da un’improvvisa variazione dell’asse terrestre; una discreta capacita diplomatica, per non mandare in malora il matrimonio nel momento in cui, ad albero completato, ti verrà criticata la disposizione radiale delle luci, in relazione alla rifrazione passiva dell’illuminazione stradale sul vetro delle finestre.
Procediamo con ordine. Il primo grosso ostacolo che dovrai affrontare sarà la scelta della tipologia di albero.
L’albero naturale può offendere le amiche ambientaliste, l’albero sintetico può seriamente offendere il portafogli, anche perché in questo secondo caso si può acquistare sia un prodotto nobile, il modello “Sherwood”, con annesse le frecce originali di Robin Hood, sia un prodotto un po’ più nostrano come il modello “Pineta di Nicolosi” con annessa la cenere vulcanica dell’altro ieri. Fatto qualche conto, il modello sintetico si fa spesso preferire perché non sporca, non lascia aghi in giro e, cosa gradita, non muore il giorno della vigilia, rendendo deprimente il cenone che organizzi puntigliosamente da fine Luglio.
Il secondo elemento chiave di cui dovrai occuparti, sarà il posizionamento, poichè un errore può essere deleterio per le abitudini di vita del mese successivo. Rischi di trovarti un enorme arancino verde (con la “o”, amici palermitani) da circumnavigare più volte al giorno al centro della cucina o del salotto. L’unica regola atavica rimasta riguarda il fare in modo che lo scintillio delle luci si veda dall’esterno. Per dire a tutto il mondo: “Anche a casa mia è Natale!”, indipendentemente dal fatto che i tuoi figli, gasati dall’imminente Risveglio della Forza, hanno appena rotto un femore a testa alle amiche di zia Filomena nella speranza di poterli usare come spade laser.
LA DECORAZIONE
Poi inizierà l’attività decorativa, a partire dal posizionamento delle luci. Per gli alberi di una certa stazza, è basilare un corretto uso dell’attrezzo “scala”. Si, proprio quell’arnese diabolico ed impolverato che si trova nel tuo garage, che vegeta in stato di apparente quiescienza per 11 mesi l’anno, e che nel frattempo è diventato “prima casa” (esente da IMU) di una moltitudine di ragni, alcuni dei quali ancora privi di classificazione scientifica.
Il solo pensiero che la scala, carica della sua… esperienza, si muova lungo il salone pulito a specchio è sufficiente per destabilizzare tua moglie. Una volta raggiunto l’albero con essa, ed aver evitato per 3 o 4 millimetri di abbattere il lampadario di cristallo (con conseguenze giuridico-matrimoniali annesse), devi iniziare a posizionare le luci. La dottrina più accreditata insegna che è bene lavorare con le luci accese ed iniziare dall’alto. Si tratta di due preziosi consigli che, pensandoci bene, risultano praticamente impossibili da mettere congiuntamente in pratica, a meno di avere un pratico generatore elettrico a spalla ed un avvolgitore automatico di cavi nel marsupio; quindi è matematico che qualcosa in un modo o nell’altro andrà storto.
Così, mentre ti dimeni in equilibrio precario fra fili che ti avvolgono come i serpenti di Laocoonte, e a tuo avviso ritieni di aver fatto un buon lavoro, dietro di te il comitato olimpico di valutazione (tua moglie, zia Filomena e le sue amiche con le stampelle) si scatena un dibattito su come e quanto sei incompetente nel disporre luci, supportato dai commenti nelle varie chat di whatsapp, dalle quali si evince come “le altre” abbiano SEMPRE il marito perfettamente in grado di realizzare armoniosi giochi di luce degli della Tour Eiffel.
A quel punto se non hai scelto un albero “originale”, decorato per esempio con peluches, swarovsky, panettoncini, candele accese o pneumatici usati, l’iter è obbligato: nell’ordine vanno inserite fasce, fiori, punta, catene, orpelli vari e palline.
Le fasce di tela decorata andavano bene circa dieci anni fa, ma non hai ancora avuto il coraggio di gettarle. Mai in verticale, vanno posizionate a diverse altezze, lasciando che si adagino mollemente sui rami. Si rischia ovviamente l’effetto “salsiccia”: se non altro perché La Santa Inquisizione alle tue spalle si accorgerà che stai stringendo le spire per risparmiare sulla quantità, ben cosciente che quei 2,70 metri di fascia decorata sono costati quanto metà dei libri di scuola dei figli. E ti costringerà, per ripicca, a comprarne altre, trasferendo le tue preoccupazioni nell’evitare l’effetto “Ramses II”.
I Fiori sull’albero, rigorosamente finti e vistosi, sono degli evergreen. Anche in questo caso, se non vuoi realizzare un nuovo Bosco Verticale o una in pieno soggiorno, devi essere in grado di limitarti.
La punta è ormai caduta in disuso, senza alcun rispetto per la tua infanzia, in cui non vedevi l’ora di poterci giocare – e poi romperla – come spada. Ormai sulla cima dell’albero va messa la decorazione più bella. Da una stella illuminata a un bel decoro realizzato dai tuoi figli ai tempi dell’asilo. Solo una raccomandazione: evita di mettere un Babbo Natale o un dolce angioletto impalato sulla punta dell’albero. Primo, non sei il Conte Vlad, secondo, la sensazione visiva potrebbe essere sgradevole e sicuramente l’angelo non te ne sarà grato.
La parte riguardante gli oggetti “comuni” da appendere (campanelle, piccoli Babbo Natale, pacchetti, fiocchi artigianali, improponibili ricordi del passato, tuttoquellochesitrovaincasaechepotrebbeessererettodaunramoscelloinfildiferro e, infine, le palline, ormai degradate all’ultimo posto per importanza e valore) giunge per ultima ed è priva di particolari preoccupazioni.
E’ il momento del riposo del guerriero: finalmente lasci spazio alla creatività riempitiva dei bambini, senza pensare che nonostante avessero promesso di aiutarti sin da subito, sono fuggiti via a giocare con la Playstation a Call of Duty (giusto per rimarcare lo spirito del Natale), appena dopo aver visto gli scatoli ed accennato un sorriso di circostanza.
Ora devi solamente metterti da parte e lasciare che diriga tutto Lei, ben sapendo che ha passato le ultime tre settimane lavorando fino a notte fonda su tre o quattro oggettini realizzati in découpage, da appendere nei posti strategici.
IL BILANCIO
Ci siamo, è finito.
Poco importa che frontalmente sembri quello del Rockfeller Center, mentre alle spalle appaia dimenticato da Dio.
Poco importa che hai dimenticato di inserire le prese delle luci nella ciabatta, che questa sia esattamente nell’angolo più remoto alle spalle dell’albero e che per spegnerle dovrai trasformarti in Rambo e strisciare sui gomiti per due metri come un marine, e subire gli apprezzamenti delle amiche di zia Filomena: “Cara, cosa fai mangiare a tuo marito? Ha il sedere che sembra un autobus di Londra” (Che, per inciso, non hanno mai attraversato lo Stretto in vita loro ed hanno lasciato la provincia solo per la fuitina…).
Poco importa, infine, che la sensazione di pendenza sia rimasta netta anche se hai cercato di bilanciarlo utilizzando il Pendolo di Foucault.
Alla fine, però, quando lo osservi la sera, lucente al buio, con i bambini a letto, la zia e le sue amiche zoppicanti spedite a teatro e tua moglie romanticamente avvinghiata a te, ti senti felice ed orgoglioso delle tue 4 ore di lavoro: un’opera magna di luminosità e stile, 580 luci, 158 orpelli vari, il tutto meravigliosamente in armonia.
E nel momento catartico… mentre stai per baciarla… lei sussurra: “Tesoro… quest’anno non ti sembra davvero scarno?”
(Rielaborazione attualizzata di un articolo pubblicato il 22/12/2004 su “La Sicilia“, inserto “Vivere Giovani“)
P.S. Il blog sta soffrendo di abbandono da qualche settimana, a causa del cambio di lavoro “reale” dell’autore e della conseguente diminuzione di tempo dedicato alle componenti non remunerative e non familiari della vita. Datemi il tempo di assestarmi e il blog tornerà florido come prima.