Day -1
Il momento delle grandi domande
31/08/2016
Prima di iniziare il cupo monologo che può scaturire dal trovarsi per la prima volta in una stanza d’albergo nella quale non avresti voluto essere, trovo giusto lasciare spazio alla folle mezz’ora che ha vissuto stamattina il mio compagno di viaggio. Un po’ lo specchio di questa mobilità 2017 che ci offre sempre qualcosa di… emozionante.
Alle 11.00 avevamo già superato Bologna, procedendo in direzione Pavia, luogo in cui le nostre strade si sarebbero separate. Non aveva ancora una sede di incarico triennale, non essendo stato scelto da alcun istituto così come chiunque non provenisse dalla provincia stessa. Peraltro, il sito e il numero di telefono del suo nuovo Usp tacevano ormai da due giorni buoni.
Alle 11.05, forte di un minimo di esperienza in più, lo costringo a telefonare alle singole scuole alle quali poteva essere destinato. Inizia così a chiamare l’istituto in cima alle sue preferenze come da CV. Il discorso sembra pacato, la scuola non ha ancora ricevuto nulla, quindi…
Alle 11.08 il mio compagno d’avventura inizia ad alzare il tono della voce. Più o meno si è sentito dire: “guardi, se non ha ricevuto nulla, abbiamo avuto disposizione di dirle che domani dovrà presentarsi nella scuola del precedente anno scolastico!“. In Sicilia. L’indomani. Dopo aver viaggiato un giorno e mezzo.
le 11.09 si chiude la telefonata… e per la prima volta questo blog preferisce autocensurarsi per oltre 6 minuti. (6 minuti interessanti, in cui ho imparato un sacco di parole nuove dal significato forte e deciso: evidentemente la mobilità rappresenta anche una occasione di arricchimento del proprio bagaglio lessicale. non ci avevo proprio pensato. Lo stanno facendo per noi! Per farci crescere! Che bello!). Immaginate la situazione sulla vostra pelle. Che avreste fatto?
Alle 11.16, pochi istanti dopo l’apice della sfuriata (ecco il fato beffardo sempre in agguato), compare sull’Usp di competenza la lista degli incarichi per i non nominati, fra cui è presente il mio amico che, appena riuscito a calmarsi ha dovuto effettuare una nuova imbarazzante telefonata, supremo esercizio di diplomazia, per tentare di ricucire i rapporti già notevolmente compromessi con il suo nuovo dirigente.
Chiusa questa piccola parentesi, ci siamo. Sto scrivendo da Torino, in hotel.
Veniamo alle grandi domande a cui accennavo nel titolo, riflessioni che solo un animo nobile può permettersi di formulare, nella solitudine della sua camera singola d’albergo, dopo una lunga serie di chiamate degli affetti più cari, dopo oltre 1.400 km percorsi e dopo un fugace sguardo allo specchio, colpevole di riflettere un’immagine di te che non riconosci appieno e che domani offrirai ad una platea scolastica “straniera” pronta a giudicarti da cima a fondo, ben prima di aver provato a conoscerti:
“Ma che c***o ci faccio qui?”
Il prof emigrante