Il Prof Emigrante – La grande certezza (dal Day 10 al Day 19)

Day 12

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13/09/2016

Flashback.
Ieri sera, 22.35.
Arriva il messaggio da un gruppo.
Prof Emigrante (ok, non mi hanno proprio chiamato così), sono uscite le graduatorie dell’A.P.!!!! Vai a vedere!

Ho ipotizzato 4/5 possibili incarichi per la mia CdC.
“Spero di farcela, ho due bambini, chi altro ne avrà due piccoli?”

Apro il file.
Tredicesimo.

Controllo meglio.
Tredicesimo.

Tredicesimo.

Davanti a me 4 potenziali 104, 6 docenti con bimbi under six e 2 nelle stesse condizioni ma di età maggiore.
Speranze praticamente nulle.
Si resta qui.

Qui.

Nottataccia a pensare a come dirlo a casa.
Lo faccio appena sveglio, al telefono, con mia moglie già al lavoro.
Pacata reazione, credo. Avevo preparato il terreno.

Pensare al peggio per trovarsi al meglio, no?

Si resta qui.
Amen.

Stamattina poca roba a scuola, non si conclude molto nel coordinarci per un progetto, si avvicina il collegio docenti al solito orario improponibile (14), quindi si accende quella luce che mi fa fuggire dalle chiacchiere inutili: prendo le redini della situazione e nel giro di 20 minuti distribuisco ai membri del nostro gruppo compiti e funzioni, finendo in fretta quanto previsto per la mattinata.

Si, sul lavoro sono poco democratico e molto decisionista. Finora è andata bene, in futuro chissà.

In ogni caso lavorare aiuta tanto. Se ti dedichi a lavorare bene su qualcosa non pensi ad altro. Alle pessime notizie della sera prima, soprattutto. O quantomeno ti limiti nel divagare con la mente sulle situazioni che, in altri momenti, ti strappano le forze come una fiamma ardente contro la resistenza di un foglio di carta.

Andiamo alle note liete:

1) Finalmente una videochiamata con mia moglie lunga e non caotica (bambini che si contendono l’inquadratura a gomitate, suoceri che fanno finta di non esserci ma si vedono le braccia a bordo schermo, televisione ad alto volume nella stanza accanto, ecc.). Solo io e lei. Mi è sembrata un raggio di sole che si fa largo fra le nuvole. Due chiacchiere per raccontarci le rispettive giornate come fidanzati momentaneamente a distanza. Fingendo implicitamente entrambi che quello che ci è successo… non sia mai successo.

2) In serata è arrivata la carovana Juventina (Pazzi furiosi, 15 ore di fila in macchina: gli hanno persino fatto una intervista live su Radio Sportiva). Almeno un pezzo di casa mi ha raggiunto: qualche sorriso in compagnia e persino una ottima pizza in un pessimo locale, la cui impressione per chi lo osserva dall’esterno era da 5 buchi neri Michelin, hanno allietato la serata. Infine passeggiata notturna allo Juventus Stadium. Li osservo felici come bambini di fronte al loro più bel giocattolo. Li invidio un po’, tranquilli e senza macigni nel cuore, ma sono molto contento per loro. E’ la vita.

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Bello e maestoso, ma fonte di deliri notturni. Un tizio stava passeggiando all’interno dei cancelli in lontananza. La crew juventina del vostro prof emigrante ha persino provato a chiamarlo per farci coinvolgere tutti in un giro abusivo dentro lo stadio.

 

Si resta qui.

Domani primo giorno di scuola per i miei cuccioli.
La prima volta in cui non ci sarò.
Sarò a 1500 km dal nervosismo della prima media e dai sorrisi della seconda elementare.
(Toh, la seconda elementare si fa a 7 anni, di solito: un anno in più rispetto ai 6 della normativa per la precedenza nelle A.P., sarei stato sesto).

Si resta qui, con ancora più rabbia.

Si resta qui.
Qui.

Il prof emigrante

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Note:

Rileggendomi… Non doveva essere un blog spiritoso e dai toni umoristici? Sta diventando un diario vero, un po’ troppo sincero e con toni drammatici, non so se è quello che volevo quando mi sono lanciato in questa avventura.


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