Day 33 P.S.
Parole grosse
03/10/2016
Ciao, gente. Serata stanca, eh? Stavo riguardando mentalmente il film della mia giornata, prima di sedermi qui a scrivere. Anche perché di film veri non ne guardo da un pezzo, mi manca la materia prima: un televisore di questo secolo e un divano nelle sue vicinanze.
La giornata è iniziata male già quando ancora non era finita la precedente: all’una di notte stavo ancora completando il post faunistico di ieri sera e alle due mi stavo ancora interrogando su come prendere le ultime parole recepite un paio d’ore prima da casa: “Si, va tutto bene, del resto ci stiamo abituando“.
Adesso, 24 ore dopo, ci sto ancora pensando e non so se ne devo essere lieto o devo iniziare a preoccuparmene.
Ma il film è solo ai titoli di testa.
Ho tralasciato di contattare la polizia postale per la tentata truffa di ieri sera spinto dall’impellenza della ricerca. Il tempo stringe davvero, sabato torno a casa e lunedì al rientro dovrò già avere un posto – possibilmente definitivo – in cui dormire.
Stamattina ho beccato un’agenzia mooooooolto seria, il cui modus operandi, più o meno, era il seguente: “Tu, cliente idiota, mi dai 240 euro cash, poi io, brillante imprenditrice dal sorriso smagliante, ti cerco delle case su internet bene o male come faresti tu, ti metto in contatto con i proprietari privati e se vi mettete d’accordo, non paghi nessun altro costo di agenzia“.
Ok, si, ho capito, bye bye! Perdo qualche minuto a documentarmi e trovo forum pieni di gente truffata (case mai esistite o già affittate da anni) o comunque non soddisfatta del loro operato a cui MAI sono stati restituiti i 240 euro di acconto. Dovrei presentargli il “pescatore di anime” di ieri, magari convolano a giuste – e fraudolenti – nozze!
Pomeriggio, al solito orario improponibile delle 14, iniziano i consigli di classe. Clima cordiale, si scherza con i colleghi, finché non noto che una tipa, finora sempre piuttosto ciarliera, resta a lungo in silenzio, fissandomi in modo inquietante.
Comprendo che il fascinoso richiamo del maschio mediterraneo a volte è un istinto irrefrenabile per le algide donne del Nord, però quello sguardo bloccato, come se volesse entrare nei miei pensieri, sembrava celare un profondo senso di inquietudine.
Mi rivolgo a lei, chiedendole in modo gentile cosa la stesse turbando (che ne so…, magari avevo una mollica sulla guancia, l’impronta di un raviolo del pranzo sulla camicia) ( come si vede, avevo già accantonato l’ipotesi del fascino irresistibile )
“Si“, mi risponde lei, “stavo proprio pensando a te, alla tua situazione, al fatto che sei qui da solo, alla famiglia lontana… quando poi ieri ti ho visto fare la spesa alla Coop da solo… beh… PROVO PENA PER TE!“.
– pausa di imbarazzo –
– i colleghi sbigottiti –
– devo rompere il ghiaccio –
– la guardo negli occhi –
– sembra commossa –
– intuisco abbia parlato con il cuore –
– nella sua mente, credo fosse in buona fede –
– ma solo nella sua mente –
– perché fuori la frase è risuonata davvero male –
– e poi, cavolo, stavamo ridendo e scherzando, parlando di tutt’altro… e tu mi tiri fuori una frase del genere? –
Le rispondo, buttandola sul ridere: “Accidenti, vedo che hai fatto anche un master in incoraggiamento e innalzamento del morale!” Ma lei continua imperterrita:
“No, scusami, non volevo offenderti. E’ che PROVO COMPASSIONE per la tua situazione. Ritengo IMPOSSIBILE PENSARE di lasciare la mia famiglia così come hai fatto tu. Penso al tuo dolore e” – bis in arrivo, qualora non si fosse capito – “MI ISPIRI TANTA COMPASSIONE!”
Inizia a piangere sommessamente ed esce dalla sala di fretta. Non l’ho più vista per il resto della giornata.
Vabbè. Me ne farò una ragione, sempre.
Il prof, compassionevolmente, emigrante
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Note:
1) Uno strepitoso grazie ai colleghi che sono sempre fonte di ispirazione per questi miei racconti serali. Colleghi che ovviamente non leggeranno MAI questo blog.
2) Siamo al trentanovesimo giorno di blog. Non avrei creduto di andare avanti per tutto questo tempo. Un grazie ai 231 proffollowers che mi seguono e in particolare al centinaio scarso che regolarmente si prende anche la briga di lasciare un like o un commento.
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