5 – Il prigioniero della fila centrale
Ti accorgi del “prigioniero” già sul bus navetta che ti porta sul velivolo. E’ l’unica categoria con il broncio perenne perché sa che il Signore Oscuro del check-in online lo ha scelto, senza via di scampo a costo zero, in una delle file centrali e già al pensiero si sente mancare l’aria. Una volta seduto, poi, inizia a studiare i suoi compagni di fila, nella speranza che uno di loro voglia cedergli il posto finestrino o corridoio, sfoggiando la parlantina di un mercante di Suq, ma non vi riesce. Nella fase successiva, inizia a tormentare gli steward, chiede se c’è un qualunque posto libero migliore, ricordando a gran voce con l’orgoglio di un campione olimpico, quella volta che nel lontano 2007 dei loro colleghi maggiormente comprensivi gli consentirono di spostarsi nelle ampie file anteriori. Quando va tutto male, inizia a praticare la tecnica del terrorismo psicologico, farneticando di statistiche riguardanti la maggiore incidenza di malfunzionamenti nella maschera centrale in caso di improvvisa depressurizzazione o di fantomatici problemi di sinusite che salterebbero fuori nel caso dovesse camminare carponi nel corridoi in una evacuazione e che, come ovvia conseguenza, impedirebbero al passeggero seduto al finestrino di potersi salvare. E alla fine, quando si accorge di non poter ottenere alcun vantaggio, si rassegna. Durante il volo di un’ora e mezza, il passeggero al corridoio sarà comunque messo a dura prova: chiederà di alzarsi per andare in bagno almeno 4 volte, giusto per reclamare la sua libertà.
6 – Il bambino allo stato brado
In una classifica virtuale di ciò che in aereo può lasciarti un segno, loro, i teneri e dolci cuccioli di uomo, non possono certo mancare. Piccole creature che danno il meglio di loro stesse quando sono lasciate libere di agire a loro piacimento in un ambiente ristretto, sono desiderosi di colmare il deficit di attenzione dei loro genitori ricorrendo ai passeggeri inermi seduti accanto a loro con piccoli ma significativi gesti. Cosa dire, ad esempio, del bimbo della fila davanti che, una volta sganciate le cinture di sicurezza, si mette in piedi sul sedile ed inizia a fissarti in silenzio senza distogliere lo sguardo accigliato dalla punta del tuo naso? Una scena che può andare avanti senza apparente motivo per decine di minuti di fila, roba che neanche Dario Argento ha mai osato tanto. O dell’undicenne che ti siede accanto, la cui nonna che lo accompagna vaga già nel regno dei sogni, e ti chiede dal nulla come faccia l’aereo a volare, facendo domande sul profilo alare e la portanza che uno studente universitario le sogna? E il ragazzino di 9 anni che improvvisamente decide che sei un coetaneo un po’ più “esperto” ed inizia a raccontarti tutta la storia delle evoluzioni dei suoi Pokemon, mimando i combattimenti con le mani e utilizzando i tuoi arti come palestra di allenamento? Ma soprattutto, ti chiederai tutto il tempo… dove caspita sono finiti i loro genitori?
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