Day 47
Facce da check-in
16/10/2016
Al quinto sali e scendi – o meglio scendi e sali -, il volo del lunedì mattina comincia a popolarsi di facce note.
C’è il signore con il cappello, sempre lo stesso, scippato ad Humphrey Bogart in Casablanca, che ti guarda con lo sguardo distratto mentre sembra dire al vicino di sedia “Suonala ancora, Sam“.
C’è la coppietta stilosa, lei con un tacco improponibile che rallenta inesorabilmente la fila sulle scale verso il bus, lui immancabilmente con gli occhiali da sole. Li ho sentiti parlare tempo fa, dovevano incontrare questo, parlare con quello, pranzare ad Eataly… oddio, non so se siano davvero una coppia, ma si vede che passano tanto tempo insieme, anche fuori dall’orario di lavoro.
C’è il signore oversize accanto a me nel primo volo. Prego ogni vigilia di non ritrovarmelo seduto accanto. Ci ho messo ore e litri di bagnoschiuma per riprendermi dall’ultima volta.
C’è la suorina, di colore, sorridente e amichevole con tutti. Non l’ho mai vista stare ferma, in silenzio, più che altro riesco a sentirla parlare anche a svariate file di distanza, per tutta la durata del volo.
Ci sono le studentesse fuori sede che tornano dopo il week end a casa (non sono sempre le stesse, ma è una categoria che agisce come una persona sola), tutt’uno con il proprio cellulare che scambiano messaggi ridendo simultaneamente, segno che magari stanno discutendo nello stesso gruppo.
C’è lo psicopatico della fila, che teme che il suo bagaglio possa essere imbarcato ed è già in piedi davanti al banco del check in un’ora prima della partenza del volo. Ormai lo conosciamo e non lo imita più nessuno, tanto che non si innesca più l’effetto “ci alziamo tutti“.
Ci sono due o tre colleghe insegnanti. Faccia triste e sguardo basso, ho parlato con loro un paio di viaggi fa: insegnano in paesi della provincia ed hanno altre due ore di autobus da fare dopo l’atterraggio.
C’è, infine, il vostro Prof Emigrante, con l’ultimo bacio ancora fresco sulle labbra e il saluto dei cuccioli mentre entravano nelle rispettive scuole ancora nelle orecchie.
È il penultimo “lungo” bisettimanale del 2016. Forza e coraggio, si torna al lavoro!
Il prof emigrante
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Note:
1) Domenica tutto ok. Ora speriamo solo di trovare finalmente la corrente elettrica a casa!
2) Ehi, stanno già salendo tutti. Meglio andare, ciao!!!