Day 61
Elogio della semplicità
31/10/2016
Con un minimo in più di maturità rispetto a qualche settimana fa, posso tranquillamente confermare il pensiero che la vita di tutti i giorni, quella che ognuno di noi considera “normalità“, è una splendida ricchezza, della quale ti rendi conto quando per un motivo o per l’altro questa ti viene a mancare. Attenzione, non è un concetto così banale come può sembrare a prima vista.
I piccoli gesti, dal risveglio in compagnia al primo sguardo fuori sul consueto – maestoso – panorama che si vede dalla camera da letto, dalla colazione insieme al tentare di far fare i compiti con i bambini che scappano dalla loro scrivanie come cavalli selvaggi nelle praterie dello Utah non appena ne vedono l’occasione, dal pranzo tutti insieme con i cartoni animati in sottofondo al pomeriggio passato a giocare ad un nuovo “vecchio” gioco da tavolo (“Cluedo“, che ho desiderato tanto quando ero ragazzino) (oh… ho perso entrambe le partite contro i miei figli) (e non volontariamente… piccole canaglie, la prossima volta vi distruggo!) (si, era questo il regalo che ho portato loro per i buoni voti) (e per mitigare i miei sensi di colpa per le assenze prolungate), e poi la cena, un film alla tv di questo secolo, i baci della buonanotte, l’affetto dei bambini soprattutto quando li devo separare, mettendomi in mezzo mentre interpretano attivamente i personaggi di una rissa da strada. Tutto ciò ha un valore che dovremo tenere bene a mente: il famoso tempo di qualità di cui parlava sempre Tata Lucia, prima di mettere i genitori in ginocchio sui ceci e dirgli “Siete un insulto alla razza umana, state facendo crescere i vostri figli come delle bestie incivili! Ora però risollevatevi dalla vostra insignificante nullità genitoriale ed attacchiamo una nuvoletta alle pareti: tutto sarà risolto in 3 giorni. Amen.“).
Aggiungiamoci poi il tempo per ricavare una serata in casa anni ’90, con gli amici di una vita e la triade inossidabile partita-birra-pizza (niente rutto libero, anche se ad un certo punto qualcuno deve aver… lasciamo perdere)(un sospetto ce l’ho, ma temo un giorno mi leggerà anche se finora mi ha ignorato puntualmente, brutto pezzo di… , quindi mi temgo cauto)… piccolezze che ti rendono la vita più felice.
La “maturità” raggiunta nella nuova situazione sta proprio qui. La mia vita qui è ancora presente, nessun posto mi ha rifiutato, non mi sento “alieno” né a Torino né a casa. La mia condizione di prof emigrante è ormai questa, almeno per quest’anno, l’ho accettata e sto cercando di viverla con il minor numero di traumi possibili. I disagi si superano, le coppie non scoppiano, i figli non perdono di vista il loro padre, le case rimangono sempre al loro posto (almeno si spera, visto che non è periodo… solidarietà agli amici del centro Italia), i soldi… no, quelli se ne vanno e basta.
In futuro andranno fatte delle scelte molto importanti, ma nel nostro sistema scolastico non vi è alcuna certezza, mai, per cui si “campa” alla giornata, mese dopo mese, anno dopo anno, (aggiungiamo adesso anche triennio dopo triennio), nella speranza che, prima o poi, il cambiamento favorevole al rientro e alla normalità possa arrivare.
C’è tempo per questo.
Il prof emigrante
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Note:
1) L’assassino era il Professor Plum (entrambe le volte), nella sala da ballo, con il candeliere.
2) Cari proffollowers, non è che avete un marito o una moglie idraulico? Sabato mi ha dato buca di nuovo e stamattina doveva venire alle 7.30 e ancora non si è visto. Non c’è mobilità anche per loro?
3) Stasera metteremo i fogli di giornale per terra, in attesa dei regali “dei morti” per i bambini. Conoscete questa tradizione? O vi state truccando sin da ora per fare “Dolcetto o Scherzetto” all’anziano e burbero vicino di casa, demolendo ogni possibilità di un futuro rapporto di convivenza civile?
4) (Post-edit) Di Tata Lucia e delle conseguenze dei suoi metodi educativi, parlo approfonditamente QUI
Continua nel Day 62 – La felpa grigia e gli atti d’amore (Halloween Special)