Day 71
I numeri negativi
09/11/2016
Per molti di noi i numeri negativi hanno rappresentato il primo scoglio da superare quando abbiamo iniziato a “fare sul serio” con la matematica, a cavallo fra terza media e primo anno di superiori. Qualcuno di voi, in questo momento, al solo sentirli nominare sta avvertendo un brivido gelido lungo la schiena.
Da quel momento si è innescato un circolo vizioso di trappole algebriche su cui siamo caduti tutti (il meno davanti la parentesi, quello davanti la frazione, “arcobaleno, più per meno meno…” e così via.) lasciandoci il votaccio se non in pagella, almeno nel compito in classe.
Così, sei già provato per aver cercato di spiegare invano per oltre 20 minuti, ricorrendo anche ai disegnetti del termometro, ad un distinto signore peruviano, in giacca, cravatta e Mercedes che costa quanto 5 anni di lavoro da prof, che se la temperatura è già -5 e si abbassa di altri 15 gradi si arriva a -20.
“ProfEmigrante, non capisco, 20 graTi è buona giornata. Se dice meno 20 è pure meglio“, “No, alunno emigrato, -20 graDi non è buona giornata, è quasi glaciazione, almeno per me“, “No capisco, professore. No capisco. Meno 20 graTi si sta bene, si va anche a fare bagno” – Alla fine, dopo essermi chiesto se esiste un posto sulle Ande in cui le comuni leggi della fisica non valgono, ho capito io che lui aveva capito che il “meno” di cui tanto si parlava in aula DA SETTIMANE equivalesse alla parola “almeno“.
La realtà ti sorprende. E questa sorpresa mi attendeva fuori, quando alle 21.35 la mia auto mi ha segnalato un -0,5° che ha ribaltato il mio mondo di certezze che in questo periodo dell’anno prevede un blando accantonamento dell’abbigliamento estivo (si, lo so, l’ho già detto ieri sera nelle note, ma il concetto va ribadito) (in eterno) (dove diamine sono finito? Al Polo?).
Così, ieri sera, all’uscita dalla scuola sembravo l’omino Michelin:
– Piumino da mite inverno siciliano, in grado di reggere le temperature piemontesi per altri 15 gg (forse) per poi arrendersi all’inverno alpino dichiarandosi inadeguato;
– Cappello in pile, ho portato pensando di utilizzarlo in una occasionale gita al Sestrières o in Valle d’Aosta, ma che invece dovrò usare quotidianamente fino a consumarlo;
– Sciarpetta in lana leggera coprente il minimo indispensabile che sarà presto sostituita da uno sciarpone millenario simil-plaid;
– Maglione in lana (no, senza renne, seppure un collega abbia già sfoggiato quello con dei giganteschi fiocchi di neve)(mi aspettavo saltassero fuori da un momento all’altro Boldi, De Sica, i Fichi d’India e un gruppone di starlette seminude)(“Natale al serale”).
Ok, ma sotto? Jeans e scarpe “da passeggiata al lungomare” hanno lasciato passare i primi accenni di tramontana alpina, lasciandomi provare sgradevoli sensazioni di ibernazione, che in Sicilia solitamente traduciamo con “m’arrizzaru i carni” (i “cainni” nello slang palermitano).
“Prof Emigrante,” – dicono colleghi ed alunni – “ancora non ha visto nulla”.
Winter is coming.
You know nothing, (Prof Snow).
No, non sono ancora pronto per questo.
Il prof (infreddolito) emigrante
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Note
1) Brrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrr
2) I termosifoni a casa funzionano bene, tengo a 18 gradi standard. Potrei riuscire a passare indenne le notti.
3) In tutto questo sono anche un prof, e stamattina devo consegnare le programmazioni delle mie classi “con specificazione delle UDA ai fini della programmazione interdisciplinare“. Ok, devo ancora cercare di capire cosa intendono. Mi arrangerò. Sono anche indietro di due verbali e le colleghe in anno di prova temono l’ispezione che gli stronchi la carriera.
4) Del resto, “Sei l’unico ad essere coordinatore in una classe e segretario in un’altra perché abbiamo riconosciuto le tue indubbie capacità”. Si, di prenderla in quel posto con gli incarichi noiosi e non remunerati.
5) Iniziamo a lavorare, su. Non prima di inserirvi un bonus track su una pietra miliare del modo con cui affrontare i problemi in matematica.
Continua nel Day 72 – Il dono della sintesi