Il prof emigrante – Il fondamentalista cattolico e l’arabo felice (Dal day 70 al day 79)

Day 76

Cose da prof

11/11/2016

Ieri giornata strana. Tralasciando il fatto che la prima metà è andata via fra aeroporti e trasferimenti vari, con un solo pensiero fisso, come sarebbe un po’ per tutti gli uomini nella mia stessa situazione: trovare la solitudine del mio nuovo appartamento e potermi finalmente dedicare a “loro” con tutte le dovute attenzioni.

Loro chi? I muffin salati alle olive che Lei mi ha preparato al mattino. Certo, sono arrivati un po’ spiaccicatelli, ma si sono comunque fatti rispettare.

Un primo piano. Da osservare in rigoroso silenzio. E soffrire perché IN QUESTO PRECISO MOMENTO non sono al tuo fianco.

Così, alle 16.21, a casa da circa mezzora, mi è arrivata una telefonata da una collega già a scuola: “Ciao, ProfEmigrante, ben tornato. Gli studenti della prima mi chiedevano se è confermato che recuperavi l’ora di venerdì scorso oggi alle 16.30?

Un fulmine a ciel sereno. Sono rimasto di sasso. Questa mia sciagurata offerta di recupero era rimasto nell’oblio più remoto, condividendo lo spazio vitale della mia mente con alcuni dei ricordi più tristi della mia vita (la gita scolastica delle medie, il campionato di calcetto a 17 anni concluso a 0 punti, l’Italia ai mondiali del 2010, i primi giorni di insegnamento della mia vita in una classe di belve feroci, ecc. ecc.)

Ero sul divano, ancora in estasi culinaria, intento a guardare il finale di Rocky II incontrato per caso mentre iniziavo a disfare la valigia. Come Flash (ma con le fattezze di un qualunque pirata della strada), in 9 minuti netti sono arrivato a scuola,al contrario dei soliti 15, timbrando con soli due minuti di ritardo nonostante lo abbia come mia consuetudine confuso il badge con la tessera coop e ringraziando la collega per la copertura della dimenticanza che le avevo chiesto (Copertura che, lo scoprirò 4 ore dopo, nella realtà non c’è mai stata).

Il problema del giornata è arrivato dopo. In corridoio vengo bloccato da una signora, studentessa della classe in cui avrei dovuto fare il compito nell’ora successiva.

Prima di parlare, scambio di sguardi in stile Far West. Il mio è chiaro: “Non ci provare!“, lei invece ha provato la tecnica del cerbiatto solo ed infreddolito (a mia figlia viene sicuramente meglio, n.d.r.) “Prof… quel compito programmato… non siamo pronti… non possiamo spostarlo?

Qualche frizione in passato con la classe c’è stata: è l’unica in cui c’è un corposo nucleo di under 25 che si comporta ancora come se fosse under 15 (compresa la musichetta di Pokemon Go partita durante la spiegazione che ancora grida vendetta, tanti “prof. io questo lo so già fare per cui non è necessario che mi eserciti” che poi tornano indietro come boomerang potenziati da stelle ninja, ecc. ecc.).

“Chi va a parlare con il prof per far spostare il compito? Vai tu, Jolteon?” “No, Flareon, lascia che vada Vaporeon, ha i voti più alti.” “Non esiste, rovinerei la mia immagine. Eeve, vai tu?” “Si, come al solito. Aspettate che provo a fare il cucciolotto!!” “Ma tu SEI GIA’ un cucciolotto!”

Quindi cosa fare? Andare dritto per la mia strada e causare una strage o assecondare la richiesta facendo, in fin dei conti, il loro gioco?

Beh, non si può sempre essere il prof gentile e comprensivo. Ogni tanto una “lezione” di tipo diverso può essere impartita.

Il prof emigrante

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Note:

1) E strage fu

2) E ora mi dovrò inventare qualcosa di misericordioso per non bocciarli tutti

3) E ricucire il rapporto

4) E, maledizione, perché sono già finiti i muffin???

5) E, soprattutto, grazie per i messaggi mandati sul post di ieri. Non ho ancora sentito i miei da ieri mattina, forse è un buon segno.

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