Day 109
Il Natale è alle porte
18/12/2016
Alla fine non ho preso nulla.
Fra 5 giorni sarà la vigilia di Natale, ma in questo appartamento torinese evidentemente c’è un calendario sfasato, nonostante si sentano i bambini nella vicina pista di pattinaggio su ghiaccio gridare di gioia (ok, in effetti schiamazzano da ore come se li stessero picchiando tutti con delle mazze chiodate, acusticamente la differenza è sottilissima).
Ho visto di tutto in giro per la città ed i negozi: alberelli, slitte, nani da giardino camuffati da babbo natale, persino bonsai con la barba bianca (al cattivo gusto non c’è mai limite). I balconi sono diventati vette da scalare per piccoli Babbi Natale in cordata che tentano la scalata (erano fuori moda già 10 anni fa, ma la gente non demorde, una volta spesi i soldini).
Io non ho preso nulla, nonostante negli ultimi giorni abbia anche visitato diversi mercatini di Natale, trionfo supremo della roba bellissimissima e inutilissimissima.
Persino il burbero vicino urlante ha appeso alla porta una testa mozzata di Babbo Natale (peraltro lugubre come poche altre cose, molto in linea con il personaggio) e il portiere sfoggia nel suo microvano un albero maestoso del quale non si vede la punta. Credo che per uscire da lì debba necessariamente strisciargli sotto come un marine.
Inoltre, sotto le feste tutti dovremmo sentirci pervasi da un forte spirito natalizio. Infatti, talmente è forte tale spirito natalizio, che i colleghi dei quali ho sempre vantato l’affiatamento, hanno recentemente iniziato a litigare sonoramente fra di loro, peraltro in un modo abbastanza curioso e per me assolutamente inedito: si fanno i dispetti via mail. Mah. Non vi nascondo che la cosa mi fa un po’ ridere.
Così facendo la cena prenatalizia di martedì sera con tutti noi prof serali – “anime delle tenebre” – rischia per questo di avere delle defezioni. Per quanto mi riguarda, credo (spero) di non essere finito sulla lista nera di nessuno, almeno non ancora.
Andiamo avanti: il primo weekend torinese da due mesi a questa parte è andato discretamente bene: sabato a pranzo ho incontrato un paio di proffollowers in centro a Torino (una di loro è una mia ex collega e cara amica), abbiamo parlato del più e del meno, di come siamo finiti entrambi in terre lontane quando fino all’anno prima la massima nostra disperazione fosse finire in supplenza in una prima disagiata. Mi ha davvero fatto un grande piacere incontrarla, purtroppo però sono tornati per un breve momento nella mia vita argomenti che in questi mesi ho evitato come la peste: graduatorie, nomine, concorso, assegnazioni, ricorsi, algoritmi, personaggi del USP ed altro. Ma la mia profonda repulsione per tutto ciò, purtroppo, dovrà essere accantonata, almeno finché non tornerò (un giorno non precisato) vicino casa.
Per quanto riguarda i dialoghi dal vivo con i proffollowers in generale, ho capito che per me – se mai ne capiteranno altri – non potranno che essere un serio momento di difficoltà: cosa diavolo vi racconto, visto che di questo mio periodo sapete già tutto?
Oggi, invece, passeggiata fuori porta con il “compagno di merende“, lungo la val di Susa. Vi consiglio la visita alla Sacra di San Michele: un po’ “faticosetta” (!) la salita a piedi fra sterrato e gradini ma ne vale la pena. Da segnalare che i parcheggi e l’ingresso al monastero sono cari come se fossero gestiti da tirocinanti usurai (evidentemente ne esistono sia con indosso la fascia tricolore che con il saio legato da una corda) e, soprattutto, fate attenzione agli orari (alle dodici di domenica si chiude per la messa e non gli importa nulla se hai fatto un mini cammino di Santiago per arrivare fin lassù).
Per ritemprarci, abbiamo proseguito fino a Bardonecchia, dove sostanzialmente, abbiamo (stra)pranzato (Buono il cervo con la polenta) (No, dai, non vi mettete a pensare a Bambi) (Non mi fate sentire in colpa). Fossimo partiti prima, saremmo andati in Val d’Isère (accento messo a caso, potrebbe essere ovunque) a vedere il Supergigante femminile di coppa del mondo di sci, ma l’abbiamo scoperto solo stamattina. Sarà per una prossima volta.
Adesso mi preparo per l’ultima settimana prima delle feste: 4 giorni, 6 compiti in classe da preparare, somministrare e (spero di riuscirci) correggere, in modo da non portare lavoro a casa giù (cosa che comunque non ho alcuna intenzione di fare, anche nel caso in cui non ci riuscissi). Ho preso un giorno di permesso per venerdì: almeno la romantica notte di Natale sul traghetto dovrebbe essere scongiurata.
Non vedo l’ora di tornare a casa dalla mia famiglia.
Il prof emigrante
________________________________________
NOTE:
1) Idea balenata. Ho l’ “arbre magique” in macchina. Lo coloricchio un po’ e l’appendo sulla maniglia del frigorifero. Si, è deciso, farò così e poi mi siederò a contemplarlo, magari intonando un bel canto natalizio.
2) Mi sono capitate sottomano un paio di frasi in latino ( a chi non succede spesso questa cosa?), alcune delle quali credo si adattino bene alla situazione attuale.
Per chi a parole dice di capire la difficoltà della nostra situazione…
“Est felicibus difficilis miseriarum vera aestimatio”
(Seneca)
Per chi consiglia di aspettare tempi migliori…
“Carpe diem et quam minimum credula postero”
(Orazio)
Per chi ti ricorda che ti è sempre vicino e in realtà non si fa mai vedere/sentire…
“Donec eris felix, multus numerabis amicos; tempora si fuerint nubila, solus eris.”
(Ovidio)
Per chi crede che la solitudine prolungata possa portare a rasentare la follia…
“Quid dulcius quam habere, quicum omnia audeas sic loqui ut tecum?”
(Cicerone)
Per chi dice che qui da solo “me la godo”, vivendo senza pensieri e problemi”
“Nullius boni sine socio iucunda possessio est”
(Seneca, de nuevo tu)
ma soprattutto, dedica finale…
“Ubi iacet dimidium, iacet pectus meum.”
(Anonimo Latino)
Continua nel Day 112 – Ulisse? Un dilettante!