Il prof emigrante – Il resto dell’anno – parte I (dal day 101 al day 180)

Day 146

La musica

21/01/2017

(Airport Live n.17)

È splendido sentire suonare il pianoforte in aeroporto, rende magico il mio primo rientro del 2017.

Sta suonando un tipo apparentemente trasandato, che ha appoggiato il trolley allo sgabello, gettato a terra il giubbotto lercio e si muove con tutto il corpo come se sentisse scorrere le note (e varie droghe pesanti) attraverso il suo corpo.

Non ne capisco molto, magari è un professionista affermato di passaggio e io (capra!) non me ne rendo conto. Però istintivamente quel “desiderio” cui vi ho accennato di qualche mese fa (sedermi lì e suonare ad orecchio la marcia imperiale di Star Wars, un dito alla volta)… mi sa che devo accantonarlo sull’altare della decenza.

Musica, in fondo, è anche il dialetto siculo stretto, probabilmente del basso calatino, che stanno sbandierando ai quattro venti le due signore over 60 alle mie spalle. Ci dev’essere un’ala dell’aeroporto da cui non hanno capito bene la loro provenienza e si stanno impegnando seriamente, con costanza e determinazione, a colmare questa grave lacuna, in una gioiosa affermazione di identità territoriale.

Insomma, NOI ci facciamo sempre riconoscere anche se, in questo caso c’è una giustificazione oggettiva, in quanto siamo alle soglie del giornalismo d’inchiesta: pare che la figlia di Giovanna, la nipote della signora Cettina “a mugghieri du sinzali“, sia in dolce attesa al di fuori della sacralità del matrimonio e suo nonno (!) l’ha obbligata ad andare via di casa.

Beh, cara Maria de Filippi, il materiale per “C‘è posta per te” non ti mancherà mai.

Musica sarà anche il sorriso dei miei figli e il chiasso clamoroso verso il quale sono naturalmente portati. Non so ancora se li vedrò in aeroporto o direttamente a casa. Non vedo l’ora: sono state due settimane lunghissime, per di più dopo le vacanze di Natale, una sorta di lunghissimo lunedì. Mai come stavolta ho guardato il insistentemente il calendario.

Ma sono fiducioso per il futuro.
La gente sta cambiando.
C’è speranza per l’umanità.

Mancano, infatti, 45 minuti al volo e ancora non ci sono persone in fila.

Oppure io ho sbagliato gate.

Il prof emigrante

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Note:

1) Mi sto anche rammollendo. Ieri ho avuto gli occhi lucidi due volte: quando hanno estratto il primo ragazzino dalla neve dopo la tragedia di Rigopiano e, poco prima di andare a letto, quando ho visto piangere Checco Zalone, lontano da casa nella lunga notte norvegese, mentre osservava – devastato nell’anima – Al Bano e Romina tornati insieme a Sanremo.

2) aggiornamento: pare che il padre del bambino sia il figlio del farmacista.

3) ulteriore aggiornamento. Non poteva durare: già vedo 15 metri di fila. Le signore sono già andate, vado anche io… non vorrei perdermi ulteriori sviluppi.


Continua nel Day 152 – Metti una sera a cena


 

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