E’ di qualche settimana fa la sentenza che ha gettato nel panico il mondo della scuola e non solo, riguardante la responsabilità dell’istituzione in caso di possibili incidenti fra il suono della campana, l’uscita da scuola e la presa in custodia da parte dei genitori.
I primi a prendere in considerazione le conseguenze di tale eventualità e a temerle in modo serio sono stati i dirigenti scolastici che, nell’impeto decisionalistico che impone il loro ruolo, senza poter pensare troppo alle conseguenze, si sono fatti subito prendere la mano nel desiderio di pararsi il curriculum formativo d’istituto (e soprattutto non rimetterci di tasca propria): sono state emanate, in tutta Italia a macchia d’olio circolari con l’imperativo categorico che i docenti debbano accettarsi che ogni minorenne sia consegnato – letteralmente – ai genitori, senza la possibilità che questi si allontanino, anche per poche decine di metri, da soli.
L’obbligo, seppur comprensibilmente emanato per i bambini delle elementari, è stato spesso rivolto ai minori in generale, tutti, ivi compreso, quindi, il diciassettenne di 195 cm, ipertatuato che già da solo potrebbe far rispettare la legge e l’ordine in una piccola comunità.
Il fervore economico dei dirigenti scolastici si è subito tramutato in pura e semplice rottura di competenze per la bistrattata categoria dei docenti, i quali mentalmente si sono subito fatti due conti: se per uscire da una scuola elementare di 1.500 studenti, si deve controllare ogni affidamento di ogni bambino al rispettivo genitore/tutore/affidatario/signore-che-passava-di-lì-per-caso-cui-è-stata-firmata-una-delega-su-di-un-fazzolettino-di-carta-pur-di-non-salire-i-78-gradini-che-portano-al-solo-portone-da-cui-escono-i-bambini, fra il suono della campanella e la mano che si stacca dall’ultimo bambino dell’ultima classe possono passare anche un paio d’ore.
Senza contare che nel frattempo questi docenti devono andare a prendere il loro stesso figlio all’uscita della scuola di un’altra città, innescando una reazione a catena di ritardi su scala provinciale, le cui conseguenze si tradurranno presto in un abbassamento del PIL dell’ordine del 3-4%, sul quale presto o tardi sarà necessaria una manovra economica correttiva.
Ne pagano, in parte, le conseguenze anche le ditte di trasporto, che devono fare i conti con il conseguente crollo della domanda, e gli stessi autisti degli autobus, i quali, in quanto indicati come corresponsabili se l’infortunio avviene prima della salita a bordo dello studente, dovranno sobbarcarsi l’onere di prendere in consegna gli studenti al portone d’ingresso, per sgravare la scuola dalle responsabilità, ma soprattutto per conservare il proprio posto di lavoro.
Così, omoni dall’aspetto poco raccomandabile, con la camicia a quadretti da boscaiolo d’ordinanza, spesso aperta fin poco sopra l’ombelico anche d’inverno, cui in condizioni normali non affideresti il trasporto di un mattone usato, potrebbero presentarsi alla porta delle scuole con il sorriso dei denti lavati un decennio prima, alla comunione della nipote, sfoggiando con orgoglio il mazzo di deleghe dei propri passeggeri come la coda di un pavone ed iniziando a “broccolare” spudoratamente con le giovani maestre.
Ovviamente, però, la parte del leone in tutto questo trambusto non può che spettare ai genitori. In particolare alle mamme, i cui gruppi whatsapp si sono già infuocati all’arrivo della prima circolare, toccando in breve tempo i 12.500 messaggi all’ora, portando il cellulare vicino alla soglia critica di temperatura per la fusione del nucleo della batteria.
Immediatamente insignitesi honoris causa di laurea in Ingegneria Gestionale, hanno innescato un meccanismo vorticoso di deleghe che, nella versione base, si limitano a stravolgere soltanto la vita dei propri genitori, facendo appello all’immenso cuore e alla infinita disponibilità dei nonni, ma che, nelle versioni più evolute, si manifestano in vero e proprio un mercato nero di deleghe, prelevamenti ed accompagnamenti che i narcos colombiani dovrebbero fermarsi un attimo ed applaudire: i turni di ritiro-studenti diventano veri gioielli organizzativi, perfezionati a puntino con programmazione semestrale.
Un estratto dai messaggi della rappresentante di classe, coordinatrice del gruppo “Mamme Estremamente Rispettose Dell’Adirigente” (per l’acronimo un po’ forzato fate da soli), potrebbe essere così: “Il 29/01 Tina prende Serena, Marzia, Claudia, Gigina, Matilde e Souvlaki; le accompagna tutte dal portone alla base sinistra delle scale di accesso, ad eccezione di Souvlaki che viene accompagnata fino alla pasticceria del padre Giorgios, ad Efesto”; “No, Tina, non importa se non hai i mezzi per arrivare in Grecia entro le 15.30. Tocca a te, è scritto da 3 mesi, fallo e basta”, “No, Tina, non puoi prenderla tu. Tua figlia è nel turno di Olga, te la riporterà a casa non appena avrà finito il suo giro di consegne in Europa Orientale”.)
Un vero girone infernale con tanto di sanzioni, spesso talmente rigide che se solo osi bucare il tuo turno, verrai immediatamente espulsa dai privilegi dell’appartenenza al gruppo ed emarginata per sempre, nonché additata come il peggior rifiuto della società, la madre che rifiutò nell’infamia la sua sacra missione. Non importa ricordare che fino a un mese fa pensavi, finalmente, che una volta raggiunti i 12/14 anni, i tuoi figli potessero andare da soli alla scuola, a piedi o in autobus, e che la tua vita da autista potesse finalmente raggiungere una quieta fine.
Così, in attesa di una controsentenza o di una legge ad hoc che possa smorzare questo effetto di imbarbarimento sociale e che torni a responsabilizzare e far crescere i nostri ragazzi tirandoli fuori da sotto la gonna di mamma, nella speranza di un qualcosa che possa restituire alle mamme impegnate nelle turnazioni una parvenza di umanità, ci si chiede cos’altro la Corte di Cassazione, con la collaborazione di qualche mente illuminata al Miur, potrebbe regalarci:
1) Il passaggio del testimone può avvenire in modo formale, ovvero come nella staffetta olimpica, il docente deve consegnare il bambino e contestualmente un legnetto (ID analogico, con su scritto i codici del bambino, dei docenti, dei genitori e di chiunque possa prelevarlo) che dovrà essere riconsegnato la mattina dopo.
2) I tornelli: il bambino viene rilasciato solo se il genitore passa la tessera magnetica identificativa (ID digitale) attivando la rotazione del tornello. Poiché gli addetti ai tornelli saranno prelevati direttamente dagli stadi, per risparmiare sui corsi di formazione, le pratiche di ingresso ed uscita saranno le medesime: adulti e bambini verranno comunque perquisiti e, in entrata, verranno sequestrati i tappi delle bottigliette d’acqua e succo di frutta.
3) L’introduzione di un braccialetto alle caviglie (ID carcerario) a tutti i soggetti coinvolti nello scambio, che faccia partire un allarme in collegamento con i carabinieri e i servizi sociali nel caso in cui il minore nell’ora di uscita dalla scuola si trovi oltre i 3 metri di distanza dal docente o dai genitori
4) La figura del “divaricatore d’istituto“, un collaboratore scolastico evoluto il cui compito è quello di interporsi fra il bambino e il proprio genitore non riconosciuto dalla supplente in turno e privo dei documenti di delega.
5) La licenza di placcaggio, una manovra poco ortodossa in cui il docente di scienze motorie viene insignito del potere di bloccare i pluriripetenti vicini alla maggiore età che osano pensare di andar via da soli con lo scooter. (allo studio di fattibilità anche una versione spaghetti-western, in cui il vicepreside, con cappello da cowboy, può anche sparare alle gomme o prenderli al lazo)
6) La gestione dell’overbooking, ovvero la dispensa speciale per i casi in cui un minore viene preso da due soggetti differenti con delega di pari valore (ad esempio, nonna e nonno insieme). In tal caso, il tribunale deve decidere a chi dei due affidare univocamente il minore per evitare responsabilità alle istituzioni in caso di malinteso. In tal caso, il minore verrà consegnato solamente mesi dopo a istruttoria conclusa.
7) La liberatoria, una dichiarazione firmata con cui i genitori possono esautorare, quotidianamente o in un’unica soluzione, la scuola da ogni responsabilità all’uscita del minore
Beh, ora non esageriamo. L’ultimo punto è davvero troppo inverosimile.
BackToTheBlog, 16/10/2017
NOTE
Sono fermamente convinto della bontà della sentenza della Cassazione e profondamente dispiaciuto per il triste evento che ha dato origine al procedimento. Sono altresì convinto che tale sentenza ha creato una quantità di problemi (ed un psicodramma collettivo) infinitamente maggiori rispetto a quelli che previene. E scherzandoci su, credo si sia compreso il problema.
Si, come molti di voi, andavo a scuola da solo, a piedi o in autobus, sin dalle medie, e sono arrivato integro fino ai quaranta. Poi sono diventato (anche) un blogger, il che vuol dire che non tutto si può prevenire.
Esiste davvero una bambina che si chiama Souvlaki. Ed è, naturalmente, dolcissima.
DISCLAIMER
Alcuni dei fatti narrati potrebbero essere realmente accaduti, anche se spero vivamente di no. Temo molto di più che quanto ipotizzato possa invece verificarsi davvero.
Esistono anche autisti di scuolabus senza camicione a quadrettoni e con i denti freschi puliti. Ma di sicuro, hanno tutti almeno un collega così.
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