Day -2
Le risalite ardite
30/09/2017
È finito il mese di congedo parentale che mi sono “regalato” per motivi affettivi, familiari, pratici, economici e “perché si” (formula onnivalente che si subisce da bambini e si rispolvera con gloria da adulti nelle più svariate occasioni).
Mi ritrovo, svegliato alle “innaturali” 04.20, su un traghetto a scrivere di come sia pronto ad affrontare questo nuovo anno scolastico con entusiasmo quantomeno pari al precedente (ed è tutto dire).
Parto con qualche patema d’animo in meno rispetto all’anno scorso (arriverò in una situazione abitativa stabile e consolidata), con identiche sofferenze umane (no, non ci si abitua e non si accetta volentieri lo stare lontani dalla propria famiglia) con qualche vuoto difficile da colmare (almeno un paio di perdite dolorose fra i colleghi/amici dello scorso anno) e con un minimo di esperienza consolidata (voli già prenotati fino a Gennaio, per esempio).
Però… non poteva essere tutto rose e fiori (e in fondo neanche erba e foglie) (anche se magari siamo al livello di felci e rovi), quindi posso permettermi di postare, in questa mattina autostradale all’ombra del vesuvio, una miniclassifica di sfighe che mi hanno colpito negli ultimi 3 giorni:
1) i proffollowers più attenti saranno sobbalzati sulla sedia (lo so, tendo a sovrastimare le vostre reazioni): “ma come? In auto? Il Vesuvio? Non dovevi andare in mare fino a Genova?“.
Già. La GNV Splendida che già pregustavo di vivere cullandomi in cabina nel sonno riposante fra lo sciabordìo delle onde (al netto di quanto possano riferire le spaventose recensioni che ho letto) mi ha comunicato DUE GIORNI FA che la partenza DI IERI SERA non ci sarebbe stata.
L’ho presa bene, direi, la scelta di partire in macchina è avvenuta durante un campionato mondiale di imprecazioni che mi vedeva mentalmente protagonista già da qualche ora perché improvvisamente…
2) …mi ero ritrovato con un febbrone over 39 da equino scapestrato a causa di alcuni atteggiamenti eccessivamente folkloristici durante la vendemmia domenicale.
Quindi mi sono messo in macchina ormai 9 ore fa, imbottito di farmaci, con UNA CASA INTERA IN AUTO da rimettere in piedi e con il morale alle stelle.
Certo, nonostante sia ormai quasi arrivato a Firenze, non posso dimenticare – da uomo di scienza quale sono – la prima visione che ho avuto lasciandomi alle spalle il cancello di casa:
non Lei, in uno spiraglio di luce che socchiudeva la porta in un nuovo inizio di angosciosa solitudine, ma quel…
3) …maledettissimo gatto nero dei vicini che mi vede da una decina di metri di distanza, mi sorride con i suoi occhi illuminati dal demonio in persona e mi attraversa la strada in faccia non una, ma TRE VOLTE, in un diabolico zigzag!
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Note
1) Post lungo 7 ore, iniziato sullo stretto, concluso in un autogrill in Umbria, dopo pranzo. Non avrete mica pensato che possa bloggare guidando?
2) Nelle more della decisione, le chiavi della mia casa su – dopo un brainstorming di menti illuminate – hanno fatto 1.500 km in aereo per tornare giù e ora stanno pacificamente attraversando l’Italia con me.
3) Se non le ho lasciate sullo svuotatasche di casa giù stamattina. È giusto che Lei lo venga a sapere da qui e non dalla mia viva voce al telefono.
4) Pregate per me, nel caso la 3) si dimostrasse verosimile.
Continua nel Day 9 – La botta