Il Prof Emigrante – Anno II – Riassuntone

Day 296

A nudo

22/07/2018

Il mio tempismo è sempre eccezionale.

L’anno scorso, nella speranza del miracolo, ho chiuso tutto, abbandonato casa con pronte le disdette delle utenze con tutte le letture, avevo fatto un breve discorso di commiato al portiere, rimosso mentalmente sia il vicino demoniaco e la sua progenie urlante che l’ultrasettantenne dalla parte opposta che era solita allungare sempre lo sguardo birichino sul mio balcone (“Eh, ma guardi lì dietro la caldaia, c’è una ragnatela. La vedo da qui. Ogni tanto lo ripulisca, neh?“).

Avevo messo bene a mente l’ultimo passo fuori dalla scuola e l’ultimo sguardo alla casa prima che la porta si chiudesse. Il condominio con al centro i giochi per bambini, i ponti di legno fra le varie unità, il verde di un quartiere ben curato, il centro commerciale a 50 metri: tutto questo ormai apparteneva al passato.

Li ho salutati con una sciocca lacrimuccia, contento che nonostante il disagio, avevo trovato un bel posto in cui vivere.
Ma la lacrimuccia, oltre che sciocca, era soprattutto inutile.

Così quest’anno ho solo svuotato il frigo; lasciando in casa tutti gli alimenti che avessero scadenza oltre ottobre, gli scaffali ancora pieni di scartoffie, una finestra leggermente aperta per far circolare l’aria, gli armadi ancora pieni di tutta la mia roba invernale, la mia bella bici dolcemente appoggiata a fianco del lettone.

Mia figlia, uscendo da scuola dopo l’ultimo giorno di esami, mi ha detto: “papà… non pensi che questa potrebbe essere l’ultima volta che esci da questa scuola?“. Le ho detto: “No, dai, non credo proprio!

Tanto, nemmeno due mesi e sarei tornato lì a rivivere il mio terzo anno Torinese.

E invece… quel “Provincia di Roma” gettato lì nella domanda di mobilità quasi per caso in ultima posizione, mi ha riservato una grossa sorpresa e la naturale consapevolezza di un innato super potere:

Riuscire ad influenzare gli eventi in modo tale che mi venga sempre tutto più scomodo, difficile e dispendioso. Anche nelle notizie positive come può essere l’aver ottenuto un trasferimento.

Ora si risale a fine mese per riprendere tutta la mia roba, chiudere le utenze e riconsegnare l’appartamento al proprietario. Si va in auto, in compagnia da definire, senza un’idea della destinazione esatta che avrò a Settembre. Passerò i miei ultimi 2/3 giorni da torinese, chissà quali emozioni mi attraverseranno?

Sono oggettivamente contento del trasferimento: geograficamente ho dimezzato la distanza da casa, logisticamente dovrebbe essere più facile organizzare i rientri da Fiumicino, ho già acquisito quel minimo di esperienza che mi renderà meno traumatico trovare una nuova residenza temporanea, e infine credo che i tempi fossero maturi per cambiare aria (un po’ anche cambiare clima) e provare qualcosa di nuovo.

L’unico reale rimpianto è per i miei studenti, ma ho ricevuto tali e tante testimonianze d’affetto e stima da loro, – compresi quelli a cui ho lasciato la materia -, per cui il sentimento sembra reciproco e ne vado molto orgoglioso.

(Naturalmente non è sempre così con tutti. L’anno scorso una studentessa ha concluso l’anno con una mail chilometrica il cui riassunto è “Spero di non rivederla mai più, brutto stronzo!”)

Avrò gli ultimi momenti torinesi per poter guardare indietro. C’è un libro pieno di pagine bianche da scrivere anche quest’anno.

Il prof emigrante


Continua nel Day 309 – Cerea, neh!


Pagine: 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27