Day 68
L’effetto Doppler delle emozioni
08/11/2018
Ci riprovo, per la quarta volta.
Questo post è andato perso tre volte in tempi di difficoltà di connessione a metà settembre; lo ripropongo adesso in un live aeroportuale benché sia stato pensato per i viaggi in auto.
Ma considerando che fra attese in aeroporto e trasferimenti vari il tempo impiegato “da casa a casa” è praticamente lo stesso, penso di poterlo comunque adattare alla situazione odierna.
Sapete cosa è l’effetto Doppler? “È un fenomeno fisico che consiste nel cambiamento apparente, rispetto al valore originario, della frequenza o della lunghezza d’onda percepita da un osservatore raggiunto da un’onda emessa da una sorgente che si trovi in movimento rispetto all’osservatore stesso.”
(Lo so, ho usato wikipedia) (il che è già sbagliato) (ma adesso proverò a spiegarlo con parole mie, peggiorando il risultato) (colleghi fisici, perdonatemi)
In pratica l’effetto Doppler ti permette di percepire in modo differente un’onda (acustica, ma non solo) in base alla relazione fra il tuo movimento e quello della fonte da cui l’onda proviene.
L’esempio classico è il suono della ambulanza in fase di sorpasso che varia di intensità e frequenza dal momento in cui essa ti segue a quello in cui ti precede.
O, ancora più evidente, può essere l’effetto meccanico del verso delle onde del mare rispetto a quello in cui ti stai muovendo con la tua barca a remi. (Chi di voi non possiede una barca a remi?)
Qui finisce il momento di divulgazione scientifica, smetto i panni da Alberto Angela e metto quelli – altrettanto carismatici – da Doc Brown, mentre cercherò di collegare un pensiero/sensazione che noi tutti abbiamo avuto almeno una volta nella vita a questa pillola di scienza.
L’ipotesi è che esistano delle “onde emotive” emanate dai luoghi e dalle persone a noi care oppure da qualcosa che ci ha generato o ci genererà una emozione forte.
E che noi percepiamo in modo netto la loro propagazione nel momento in cui viaggiamo.
In particolare, quando ci allontaniamo da casa per qualcosa che non ci attira particolarmente (esempio a caso 😀 ), le onde vengono percepite come più lunghe, mentre nel viaggio di ritorno le onde sono percepite come più brevi.
Il che, tradotto in linguaggio quotidiano, significa che, a parità di durata, il viaggio d’allontanamento “sembra non finire mai“, mentre quello di avvicinamento verso la fonte delle emozioni appare inevitabilmente più piacevole.
Ciò funziona al contrario quando la destinazione del viaggio è più gradevole (è fonte di onde emotive di maggiore intensità) rispetto al luogo di partenza (pensate a quella palafitta sul mare delle Maldive che sembra chiamarvi ogni volta che la vedete in foto).
Quindi, generalizzando, possiamo dire che ogni tragitto a/r è attraversato da onde emotive di intensità differente, che si confrontano lasciando che venga percepita la fonte che genera quelle di maggiore intensità, per una intensità totale pari alla differenza delle due. Il nostro movimento percepisce tale intensità risultante generando – per l’effetto Doppler – una sensazione di piacere/dispiacere che tenderà a distorcere significativamente la percezione della durata dell’intero spostamento.
Fine
Davvero, scusatemi per la poca scientificità dell’approccio. Ammetto di non avere le competenze per dare un fondamento teorico a questa mia bizzarra ed estemporanea teoria.
Del resto, l’importante è che nessuno possa smentirla, no?
Il prof emigrante
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Note
1) se prenderò il Nobel mi ricorderò di voi
2) lo farò anche se mi prenderete in giro pubblicamente.
3) del resto, c’è chi crede alle scie chimiche… volete che non ci sia qualcuno disposto a credere alle onde emotive?
4) scusate ancora. Vi giuro, sono sano di mente.
P.s. diverse persone a me vicine mi hanno fatto notare come il post appaia contorto. Potete benissimo utilizzarlo come esempio di come non si debba parlare con saccenza su Facebook di cose per le quali non si è adeguatamente preparati.
Il prof emigrante
Continua nel Day 71 – Io e gli scioperi