Il prof emigrante – Anno III – Parte II – “La fine dell’inverno”

Day 221

Quel pazzo venerdì

12/04/2019

Ricordate i primi mesi del prof emigrante?

Vi raccontavo – cercando di prenderla un po’ con toni scanzonati – del disagio della nuova situazione, di lunghi silenzi, di desiderio di combattere, di luoghi cari che non sentivo più miei, ecc.

Tutto passato, metabolizzato, condiviso e archiviato (sul blog, che ogni tanto rileggo per non dimenticare). Ora ho un mio equilibrio. Precario, ma c’è.

Spesso e volentieri, però, in quei primi mesi al centro dei miei racconti c’era il mio approccio verso tutta una serie di attività a me quasi totalmente nuove, ovvero la mia progressiva trasformazione da parassita familiare con decenni di consolidata esperienza in provetto casalingo.

Ricorderete con me momenti di diffidenza reciproca con il ferro da stiro, attimi di rischio idrogeologico nei primi tentativi di lavare il pavimento, guanti gialli strappati alla prima occasione per utilizzo improprio, ecc. ecc.

Bene, è giusto che io vi aggiorni sulla macchina da guerra che nel tempo sono diventato, raccontandovi un po’ come trascorro un tipico venerdì, il giorno prima del rientro a CasaGiù”.

Infatti, il venerdì è il giorno dedicato alle pulizie perché – come “Lei” mi ha inculcato nel tempo – “se entrano i ladri in casa possono pensare che qualcuno è già passato di lì“.

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  • Ore 7.00 Sveglia.
  • Ore 7.05 Lenzuola avvolte con pochi plastici gesti in una megapalla “non concentrica”, che finiscono in lavatrice prima ancora che io vada in bagno. Finestra aperta con correnti siberiane volte a rinnovare l’atmosfera.
  • Ore 7.15 Torno a congelarmi in camera da letto perché ancora non ho imparato a mettere da parte nell’altra stanza i vestiti per l’indomani
  • Ore 7.30 Smistamento della spazzatura settimanale nelle efficientissime 7 pattumiere differenziate per forma e colori (con un po’ di tensione perché tutto avviene sotto lo sguardo già documentato del vicinato impiccione)
  • Ore 8.00 Vado a scuola (a piedi, dover cambiare CasaSù ogni anno ha il vantaggio che si può scegliere la più comoda)
  • Ore 13.30 Torno a casa, stendo le lenzuola (fuori se il sole lo permette – a Torino MAI successo) dopo aver lottato come una furia con gli angoli dello stesso per cercare di piegarlo almeno in quattro senza finirci incastrato dentro. Dico sempre a mia moglie che non la lascerò mai, anche perché piegare le lenzuola da solo per tutta la vita sarebbe davvero insostenibile. Nel frattempo, via alla seconda lavatrice.
  • Ore 14.00 Preparo il pranzo, mi concedo un’oretta abbondante di relax.
  • Ore 15.30 Quando il vicinato dorme, saetta nel quartiere il nobile suono del mio aspirapolvere. E della eventuale terza lavatrice (lana o colori chiari)
  • Ore 16.30 I tempi sono maturi per rifare il letto e mettere le lenzuola pulite. A casa in due ci si mettono 2 minuti, qui da solo, in una camera da letto occupata al 70% dal lettone e al 20% da mobili inutili (l’armadio è da un’altra parte), diventa una gimkana mistica (perché in ciabatte un angolo lo colpisco sempre e qualche santo finisce per essere invocato) da oltre dieci minuti.
  • Ore 17.00 Metto un po’ a posto la roba in giro per casa e sistemiamo lo zainetto per il viaggio. Rapido check mentale e telefonico per ricordare che vestiti ho giù e per evitare accoppiamenti cromatici di emergenza. Alla fine di questo lavoro, di solito sono già soddisfatto: a parte il lavello, gli eventuali ladri non dovrebbero trovare sgradevoli sorprese.
  • Ore 17.30 Altra pausa dedicata ad attività non da casalingo
  • Ore 19.30 Il languorino chiama. Si cena.
  • Ore 20.00 L’ultima cena della settimana lascia in eredità i piatti dell’ultimo giorno e mezzo circa (si, lo so, non sono riuscito ancora a perfezionarmi da lavare tutto sempre dopo ogni pasto)(cosa vi aspettavate che fossi? Perfetto? Naaaah) e il lavaggio della cucina. Quest’anno il lavandino in acciaio è una bella sfida, ma con un po’ di Viakal qua e una goccia di Mastro Lindo là, alla fine tutto esce pulito.
  • Ore 20.30 Relax 2.0 davanti alla TV – adesso c’è Ciao Darwin – o al computer con qualche partita (il calcio sta quasi sparendo dai miei pensieri e non so se sia un bene), magari con qualche serie tv che posso seguire senza dedicarvi troppa attenzione al computer. Perché questo relax comprende il contemporaneo svolgimento di una attività principe che, a discapito di quanto si possa pensare, faccio volentieri e mi riesce discretamente: STIRARE.
  • Ore 23.00 Doccia prima di andare a letto, ma soprattutto inizio l’ultima fatica di giornata, quella che meno mi attira (e che vivo tuttora con la medesima gioia della ricezione di un calcio nelle zone nobili). La lascio per ultima, poco prima della notte, in modo che io stesso non possa comprometterne l’esito finale con ulteriori utilizzi: lavare il bagno. Armato di guanti gialli, spugne, stracci e spazzoloni, concludo il mio venerdì standard accovacciato in pigiama, per poi concludere posizionando la scopa in diagonale sulla porta come ad impedire l’accesso a me per tutta la notte (e ai ladri nel weekend).

L’indomani, un paio d’ore di lezione e via, verso Fiumicino e CasaGiù, senza guardarmi indietro
Ho fatto progressi o no?

Il prof emigrante semprepiùbrillantante
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Note
1) Oggi sono clamorosamente in ritardo con tutto ciò che ho elencato.
2) Prevengo una domanda che mi verrà fatta: “A CasaGiù, adesso che sei diventato così bravo, dai una mano concreta a quella povera martire che ha sempre fatto tutto da sola?
3) Non ho detto che avrei dato una risposta… 😃 Ciaooooo
P.S.
4) Se, fra i commenti, doveste trovare una faccina rossa arrabbiata… Sarà Lei, ne approfitto per presentarvela.

 

 


Continua nel Day 226 – Lo scandalo

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