Day 246
Il grembiule e altri accessori indispensabili
07/05/2019
Io non ho mai fatto l’asilo, pardon, la scuola dell’infanzia e non ho mai avuto il grembiule da sporcare.
A scuola elementare il grembiule – spesso storpiato dalla gente in grambiule o nel maccheronico grebbiule – non l’ho mai portato; era prevista una tuta blu pesantemente pro-gender, con ornamenti azzurri per i maschietti e rosso pallido per le femminucce. Colori che a fine anno, dopo centinaia di lavaggi, diventavano un caleidoscopio indistinto di tonalità del celeste e del rosa.
Alle medie eravamo liberi di indossare ciò che volevamo, che poi – a differenza di oggi – era ancora ciò che volevano i nostri genitori. Così nella sbocciante cattiveria che si insinua nella mente dei bambini pre-adolescenti, si sentiva già parlare di marche prestigiose (Uniform, Best Company, Avirex, ecc.) e di scarpe prese al mercato, del prestigio dei capi alla moda e della vergogna delle toppe sulle ginocchia dei pantaloni (il che fa ridere se penso agli strappi volontari dei jeans di mia figlia, oggi).
Alle superiori il processo di confronto sociale si è solo apparentemente smorzato, per via dei filtri alle parole che pian piano riuscivamo a mettere. Le cattiverie fra studenti era più consueto che venissero dette alle spalle che confessate in faccia.
Insomma, tutto questo preambolo per dirvi che secondo me, stavolta, l’Onorevole Salvini ha detto una cosa giusta.
(un attimo, torno subito, ho avuto un mancamento)
…
(rieccomi)
Certo, non apprezzo il grembiule in sé, oggetto anacronistico – mia figlia da buona tredicenne del 2019 me lo rilancerebbe a brandelli se solo glielo proponessi -, quanto piuttosto la presenza di una divisa formale, elemento che peraltro esiste già in molti istituti, compreso quello dei miei figli.
Bravo, Ministro Salvini. Non mi vergogno di ribadirlo: ha detto una cosa giusta.
Si, certo, in effetti ha suggerito l’applicazione di una pratica che già viene utilizzata da molto tempo in molte scuole, ma non stiamo qui a sottilizzare.
Ne approfitto per suggerire alla nostra classe dirigente, che tanto ha a cuore i problemi del nostro sistema scolastico, l’introduzione di qualcosa di più originale ed in linea con quello che sembra essere l’orientamento per il futuro.
- Lo zainetto standard. Basta supereroi e principesse e che deviano dalla realtà e dai veri lavori del futuro studente. Che siano riprodotti una coppia di contadini del triveneto intenti ad omaggiare Alberto da Giussano, a simboleggiare la nobiltà del lavoro e la dedizione al condottiero, valori cui ispirare le prossime generazioni.
- Il giubbotto regionalizzato. Ogni bambino deve possedere un giubbotto estivo e uno invernale con indicata la provenienza, propria e di ognuno dei genitori, come le classiche felpe con su impresso il nome della città che abbiamo visto spesso indossare al nostro ministro dell’Interno; questo al fine di instillare in ognuno dei futuri giovani uomini e donne l’orgoglio per le proprie radici e la propria provenienza. Naturalmente, valendo ciò anche per gli stranieri di origine, se ne ricaverebbe il vantaggio di poter poi differenziarli per nazionalità ed etnia nel caso in cui si voglia procedere a future leggi atte a metterli tutti in classi speciali ove dedicare loro attenzioni personalizzate.
- Un prontuario di “educazione civica derogabile”, che sarà indispensabile non appena entrerà in vigore l’ora obbligatoria della disciplina. In esso, potrebbero essere presenti degli spazi accanto ad ogni articolo della costituzione in modo che gli studenti più meritevoli possano avere l’opportunità di apporvi delle deroghe a loro piacimento. Le più simpatiche verranno poi votate ed approvate in parlamento.
- Un sistema di badge/raccolta punti che al raggiungimento di determinati obiettivi (1000 like ai post del ministro dell’istruzione, 100 selfie su instagram con prodotti alimentari rigorosamente italiani, ecc.) permetta di usufruire di una serie di privilegi da sfruttare in ambito scolastico: uscite anticipate, esonero dai compiti, possibilità di rifiutare un voto, annullamento della sospensione in caso i genitori dovessero picchiare un docente di sinistra e/o del sud.
- Un “crocifisso da conversione” in ghisa, al posto dell’consueto crocifisso di legno appeso nelle aule ormai rifiutato dalla laicità stessa della scuola, da assegnare ad ogni studente cresimato, per appianare sul nascere ogni possibile questione etico-religiosa con i compagni.
Ma, in fondo, sono solo idee buttate giù così, sono sicuro che ci siano menti migliori e ben più preparate in giro a pensare al bene della nostra scuola.
Il prof emigrante
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NOTE
Un po’ di satira non guasta, ogni tanto.
Continua nel Day 248 – Suburra&Gomorra spiegate agli studenti