Day 192
I capricci del fato
13/03/2019
Ho scoperto l’esistenza di Subiaco esattamente nel giorno del trasferimento.
Si, ok, forse lo avevo sentito nominare qualche volta, ma di certo non abbastanza da lasciare una traccia nella mia memoria a lungo termine.
In questi sei mesi ho imparato a conoscerne la ricca storia sociale e religiosa, apprezzandone la vocazione turistica derivante dalle bellezze artistiche e naturali, osservando e talvolta assimilando le usanze più o meno bizzarre che caratterizzano la popolazione indigena, ben sapendo che ogni luogo che vivrò lungo il mio tortuoso percorso di rientro a casa mi lascerà dentro qualcosa di proprio.
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A proposito di pratiche bizzarre come non citare, ad esempio,quella di mettere i necrologi negli spazi pubblicitari dei cartelli lungo le strade anziché sui giornali: “Gli amici della bocciofila salutano…”, “i condomini di via… portano l’estremo saluto a… ” passando per uno straziante “ciao, nonno, ti vogliamo bene. I nipoti… (seguono 17-18 nomi)” e chiudendo con un misterioso – ed ambiguo -“addio, …, sei stato la chiave che mi ha aperto le serrature della vita!”
(scusate, ho divagato) (sono mesi che cerco il day giusto per infilarci questa osservazione)
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Perché questo lungo preambolo? Perché clamorosamente il paesello ha deciso di diventare protagonista nella vita della mia famiglia.
Insomma, fra i tanti luoghi meravigliosi presenti sul nostro territorio nazionale, questa località praticamente sconosciuta fino a… ieri, ebbene me la sono ritrovata nel programma della gita di terza media di mia figlia, un intero pomeriggio nei 5 giorni previsti qui nel Lazio.
Eh, si, martedì prossimo sarà a spasso per il paese, con le sue chiassose compagnette dalle scarpe tutte uguali, con le professoresse già presumibilmente esaurite al secondo giorno di gita e con il padre alle prese con un grande dubbio che già da oggi mi assale. Dubbio per il quale chiedo aiuto a voi.
Cosa devo fare?
1 – La ignoro e non turbo il suo equilibro adolescenziale con l’ingombrante presenza del padre durante la sua prima “gita lunga”
2 – La vado a salutare discretamente per una decina di minuti e poi la lascio alla sua vita (in fondo l’avrò accompagnata all’autobus io stesso la mattina precedente e ci sarò io ad attenderla al suo rientro a casa sabato pomeriggio)
3 – Sto con lei/loro tutto il pomeriggio in paese facendo gli onori di casa.
4 – Lascio perdere i freni inibitori e mi trasformo in un padre ultrapresente che guarda storto i compagnetti maschi che le rivolgono la parola, intralcia il lavoro delle professoresse e si propone di guidare il pullman al posto dell’autista per i restanti 4 giorni di gita scolastica.
Ok, la 4 è fuori discussione, ma sulle restanti tre sono davvero indeciso, anche perché pare che lei in classe non abbia certo nascosto la sorpresa (positiva, sostiene) di aver trovato il paesello dove lavora suo padre (e dove è stata la settimana scorsa) nel programma di viaggio e quindi che figura farei a non farmi neanche vedere?
Infine, lei sostiene che sarà felice di incontrarmi qui. Sarà vero?
Aspetto un vostro consiglio.
Il prof emigrante