Il Prof Emigrante – Anno IV – Epilogo

Day 0-5

Una lunga storia – Parte II

05/09/2019

___________________________________
Day 3, 03/09/2019 – l’apparente normalità

La notte passa tranquilla, Stacy sembra rimanere al suo posto, il labrador dei padroni di casa ogni tanto rompe i cogl… ehm… mugola cucciolosamente graffiando con le sue tenere zampette acuminate la porta della mia stanza, un simpatico vicino di casa ritiene opportuno scaricare un camion di materiale edile e così, pimpante come non mai, alle sei e trenta decido di fare una passeggiata sul lungomare deserto.

(Vi giuro, ho provato a scrivere che andavo a fare jogging, ma dai, chi volete che mi creda?)

Il cielo è coperto, non piove, ma c’è vento e le onde sono alte. Il mare ti rapisce, ti sussurra, ti stimola e ti incita a prendere decisioni che altrimenti non prenderesti. Ma non è ancora il tempo.

Alle 9.30 il primo collegio docenti, per me è storicamente giorno di caccia.

Anche se sei in un ambiente completamente nuovo, scambi quattro chiacchiere con qualcuno e spesso attrai inevitabilmente la curiosità degli “anziani” oppure condividi l’esperienza della novità con altri “nuovi”. Lego in particolare con una collega (insegnante di tango acrobatico) (olè!) che prendeva servizio insieme a me e insieme diamo via alla stagione di househunting.

A fine giornata, ognuno con le rispettive esigenze (lei si sposta con bambini al seguito), rimediamo circa 5 visite di appartamenti a testa fra il pomeriggio e il giorno il successivo.
In giornata, di questi ne visito tre; un paio troppo belli per essere veri e di conseguenza troppo costosi, un altro in modalità casadisignorappenadefunta, a cui, nonostante a Subiaco mi sia trovato bene, ho detto palesemente “basta“.

Continua nel frattempo imperterrita la maledizione della doccia. Finora nelle mie esperienze piemontesi e laziali ho trovato sempre e solo vasche da bagno, che ho dovuto convertire con tubi e tende ikea (BOTAREN e SALTGRUND) (i nomi dei prodotti Ikea hanno sempre un che di farmaceutico) e mai sono riuscito a trovare un appartamento con una pratica e comoda cabina doccia.

In serata, i miei cugini mi portano a prendere una buona pizza napoletana in un locale sul mare, decorato con teste di squalo mozzate a renderne più confortevole l’atmosfera. Pizza ottima, come bella la passeggiata in paese poco dopo.

Il cielo all’orizzonte è tutto un brulicare di tuoni, lampi e saette al confine fra cielo e mare, un affascinante “Sturm und drang” metereologico. Molti aerei decollanti da Punta Raisi sembrano sparire nella turbolenta perturbazione.

Oltre 200 voli in tre anni, ricordo ancora ogni singola turbolenza degna di nota.

Da ora in poi li prenderò solo per vacanza.

Sono stato davvero fortunato.

Finora.
________________________________
Day 4, 04/09/2019, mattina e primo pomeriggio – Risolutezza

La saracinesca della mia stanza è in plastica, probabilmente si usava negli anni ’70 e difficilmente sarà mai stata cambiata. Ci sono dei buchi nei quali il vento sguazza e si diverte a creare vortici ed evoluzioni, che tradotto in soldoni, vuol dire TRICCHETETRACCHESGRUSCSGRUSCTIKTOKBORDELL tutta la notte, anche ad ante chiuse.

Fa niente, durante la notte ho preso qualche decisione:

– La prima, di carattere pratico, è che – a meno di colpi di fulmine immobiliari – in serata bloccherò la prima casa che ho visto, di un’amica dei miei cugini, su cui devo ancora mercanteggiare sul prezzo; nulla che un buon aperitivo in compagnia previsto per la serata non possa malleare.

– La seconda, di carattere utopistico, è che in un modo o nell’altro oggi devo trovare il tempo di fare un bagno a mare. In valigia c’è il necessaire per il turista della domenica: scarpe in gomma da mare in caso di scogli, costume rosso fluo modello Baywatch di Ipanema, telo da mare neroverde 2,5×1,5 vagamente sovradimensionato. Mentre li mettevo in valigia, Lei mi guardava con un sopracciglio alzato come a dire da una parte “ma dov’è che te ne vuoi andare tu?” e dall’altra: “si vede che patisci e soffri questa situazione di distacco in modo profondo e lacerante!

– La terza, di carattere sociale, è che devo mettere una pietra sopra le problematiche linguistiche. Se lO vogliono impunemente chiamare arancinA, che lo facciano pure. Non spetta a me convertirli tutti quest’anno. Not my war.

Di mattina, inizia il tour de force dei dipartimenti. 2 riunioni, per assi e per indirizzi, 19 interminabili punti all’ordine del giorno da smazzare in 3 giorni, l’esperienza preziosa di dialogare con i colleghi a me più affini.

Infatti, dopo nemmeno un’ora è già guerra aperta fra docenti diversamente giovani che straparlano di progettualità, competenze trasversali e longitudinali, curricoli verticali, l’impatto del rav sul ptof, ecc. e un corposo gruppo di docenti prossimi alla pensione che li guarda con pacata compassione e consapevolezza che un giorno tutto questo loro entusiasmo finirà.

Alle parole “io ‘un fazzu nieeiinte di tutte queste minchiaaaiite“, seppure dette palesemente in modo ironico, scoppia anche una folkloristica rissa verbale che seguo con interesse quasi scientifico, anche se avrò perso, alla fine, una ventina di parole realmente incomprensibili.

Poco da aggiungere, adoro questo dialetto. Mi dicono che ho portato giù con me un po’ di influenze del volgo romanaccio, non oso pensare cosa mi resterà dopo questa esperienza in costa Ovest.

Rimedio, durante le riunioni, altri due appuntamenti per il pomeriggio, orario da concordare.

Finite le incombenze lavorative, anziché tornare in stanza con qualcosa di preconfezionato al LIDL, mi lancio nella prima gita fuori porta dell’anno, in un paese vicino del quale ho molto sentito parlare, anche perché questa estate per una settimana nel villaggio turistico più famoso della zona, il Città del Mare di Castellammare del Golfo, con gli scivoli d’acqua direttamente sul mare, mi hanno chiesto oltre 3.000€.

Il paese è molto carino, il lungomare con le alte scogliere meraviglioso e lo si apprezza ancora di più gustandolo con un “rollò“, una “fiorentina” (no, non è una bistecca) e una birra al limone gelata.

Tornando a casa, il cane giù dalle scale inizia ad abbaiare, per la prima volta in tre giorni. Passa con me accanto al quadro di Stacy. Smette d’un colpo, come sentendosi rimproverato e scappa via correndo giù per le scale. Lei sembra non avere il sorriso del giorno prima. Si è cambiata d’abito e ha gli occhi di colore diverso. Sento che qualcosa sta per accadere.

Prima che mi afferri, entro in camera e mi metto comodo. Sono le due. Ricevo la telefonata che mi fissa il primo appuntamento alle 16.30, un secondo piano di una villetta fuori città, con posteggio interno e – stavolta l’ho chiesto prima – il box doccia. Accetto.

Non andrò mai a quell’appuntamento.
___________________________________
Fine seconda parte
(a domani per la conclusione della storia)

Documentazione fotografica

Nessuna descrizione della foto disponibile.

  1. Un mio apprezzabile tentativo di fotografare i fulmini e le saette sul mare in tempesta. (Si, è effettivamente nera come sembra)

 

Nessuna descrizione della foto disponibile.

2) Un altro “postaccio” della zona, Terrasini

Nessuna descrizione della foto disponibile.

3. ) L’altra mezza visuale del “postaccio” di cui sopra

Nessuna descrizione della foto disponibile.

4) Da casa, mi comunicano che prendono bene questi primi giorni di distacco dal padre dopo le lunghe vacanze estive.

Nessuna descrizione della foto disponibile.

5) Stacy, again. Elegantissima nel cambiarsi d’abito ogni sera, al mio rientro.

Il prof emigrante

 


Continua nel Day 0-5 – Una lunga storia – Parte III

Pagine: 1 2 3 4

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *