Un fulmine a ciel sereno, una tempesta improvvisa, una folata intensa di vento mentre costruisci un castello di carta.
Hai coltivato un hobby sin da ragazzino, creando dal nulla un giornalino della classe (23 anime, orizzonti limitatissimi); hai scritto a 17 anni un romanzo fantasy tardoadolescenziale che è piaciuto solo a tua mamma (anche se poi hai dovuto darle spiegazioni della capacità di dettaglio dell’unica scena di sesso); hai mandato per gioco una mail con un articolo su una partita dei mondiali 2002 al quotidiano locale che, inaspettatamente, te l’ha pubblicato e ti ha “usato” gratis per un’altra decina di articoli; hai trovato un fantastico gruppo di amici online e un “vecchio” mentore che magari ti pensa ancora fra una recensione discografica ed un’apparizione televisiva; hai scritto per anni solo per gli amici intimi e la famiglia allargata legata al fantacalcio; hai scritto, spesso, solo per far ridere tua moglie.
Poi apri un blog, ci metti dentro un po’ di archivio del passato, qualche nuova idea e tanta passione. Scrivi di notte, quando tutti dormono e ti arriva un’idea, quando senti che certi pensieri non possono restare chiusi dentro di te, quando avverti un bisogno di comunicare qualcosa senza che nessuno te l’abbia chiesto.
Ti rendi conto che hai trovato un tuo stile, anche se non tu stesso non hai capito quale. A volte ti accorgi di riuscire a far sorridere la gente, persino parlando di argomenti poco allegri, e ricevi qualche fugace apprezzamento che ti spinge ad andare avanti.
Qualcuno ti consiglia di non perderci tempo, qualcuno ti da consigli per far crescere professionalmente il blog e tu lo liquidi con una risata, qualcuno ti suggerisce di andare avanti comunque finché ti va e non guardare troppo i numeri, qualcunA ti dice di spegnere il computer e venire a letto perché è tardi e l’indomani mattina ti devi alzare presto per andare al lavoro. Tu, però, vai per la tua strada, rubando tempo al resto del mondo e vivendo i sensi di colpa del ladro spinto dalla necessità.
Infine, all’improvviso, 3 giorni fa, ti accade qualcosa di imponderabile.
Un tuo articolo, che in fondo ritieni allo stesso livello degli altri, scritto realmente con lo scopo di far ridere tua moglie e qualche amico direttamente coinvolto, pensando che probabilmente lei sarà l’unica a poterlo comprendere in pieno, diventa “virale” su Internet ed in 3 giorni ti spinge verso il traguardo inimmaginabile di 100.000 visite sul blog, di migliaia di like, di centinaia di condivisioni e commenti positivi (e anche 2 negativi, che accetti e custodisci gelosamente).
L’unica cosa che pensi, mentre guardi incredulo il contatore delle visite crescere minuto dopo minuto, è che non può essere vero, che deve essere opera di qualche SPAMBOT russo che genera contatti inesistenti … oppure… forse… magari… stai semplicemente iniziando a raccogliere – soltanto in termini di soddisfazione personale – qualcosa di quanto seminato negli ultimi 30 anni.
Così, alla fine di questo momento di euforia, non ti resta che dire a tutti quelli che ti hanno letto, e sono tanti, un sincero
GRAZIE A TUTTI VOI!
P.S. Pensi anche alla prima cosa che ti ha detto un blogger esperto dopo aver letto il tuo secondo articolo che ha avuto consensi su WordPress: “il vero banco di prova per giudicare bene un autore, non è mai il primo libro o il primo film o il primo LP di successo (nel caso di un gruppo pop), ma il secondo, quello che viene dopo quello che ha riscosso tanto gradimento.“.
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